03/02/11

Magistrati, politica, giustizia, giustizialismo.. riflessione




Non ho intenti politici con questa riflessione, è semplicemente un pensiero soggettivo basato su alcune situazioni paradossali e di ivasione tra politica e giustizia.
La posizione della magistratura è chiara, la magistratura o meglio parte di questa ha cambiato lavoro, non si occupano più di giustizia ma di politica. Situazione pericolosa e da evitare poiché la politica della magistratura rischia di portare alla situazione francese della terreur del periodo della rivoluzione francese. Una giustizia dove chi accusa è avvantaggiato su chi si difende, dove elementi di indagine spesso si confondono con elementi d'accusa.
Io sono libero e tale voglio rimanere mi intercetti? Ti tieni i dati per te, se mi intercetti non lo fai per usarlo come prova ma come elemento d'indagine. Anche perché troppo spesso certe frasi possono essere interpretate ed addomesticate. Il sistema anglosassone insegna, se mi accusi tu provi l'accusa se vuoi farmi condannare non mi accusi e io devo dimostrare di essere innocente altrimenti vengo condannato, anche qui il sistema anglosassone insegna, serve parità, rispetto, certezze e onestà.
Fare giustizia non deve essere un obbligo (altrimenti si rischi di cadere nel giustizialismo) fare giustizia significa essere coerenti, distaccati, rispettare e far applicare le leggi, non interpretarle perché se le interpreti (cose che i giudici fanno quotidianamente), e non lo fai con piena coscienza ed obbiettività, valutando la contingenza degli elementi e la posizione dei soggetti, allora la tua interpretazione è un errore e se sbagli è giusto che paghi.
Fare giustizia dicevo non è un obbligo è un impegno è un dovere sociale verso la gente verso il sistema la giustizia siamo obbiettivi quella assoluta non ci sarà mai, ma almeno dateci una giustizia corretta, obbiettiva, in tempi ragionevoli e con pene certe, ma per fare questo serve il massimo impegno servono tutte le energie certa.
La giustizia così come la politica sono due realtà distinte e come tali devono rimanere, ma sono entrambi al servizio della gente e non al contrario come sembra si voglia fare.
Chi fa giustizia o politica non può esternarsi da questi concetti così come non può pretendere di mischiare le due funzioni.
Questa situazione è ormai avversa anche ad alcune alte cariche, come il procuratore generale della Corte di cassazione, Vitaliano Esposito che nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario del 2010 afferma «Non sono più tollerabili», «Contrasti non più tollerabili tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica», citando anche il presidente della Repubblica e sottolineando che «è necessario che si fermi la spirale delle tensioni non solo tra le parti politiche ma anche tra le istituzioni»
concludo con un chiarimento ovvero, quanto scritto non lede la mia convinzione ed il mio essere sostenitore dell'autonomia dell'ordine giurisdizionale ('potere passivo'), fondamento dello Stato di diritto liberal-democratico.

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