22/02/11

Siamo in guerra, ma nessuno lo dice



Probabilmente è tempo di nuove crociate!?
Spesso rivoluzioni, guerre e cambiamenti partono da piccoli eventi così come un incendio parte da una piccola fiammella ed alla fine, divampando nelle giuste condizioni, può distruggere una città.
La forza di certe persone è saper riconoscere le condizioni ideali per far divampare un incendio sociale, sfruttare le debolezze e la rabbia della gente per attuare un progetto capace di ridisegnare qualsiasi realtà.
Questo sta accadendo nei paesi arabi che si affacciano sul mediterraneo.
Un ultimo atto che pochi hanno sottolineato è il passaggio di navi militari iraniane nel canale di Suez, non accadeva dal 1979 e stranamente sono transitate giusto qualche giorno prima l'inasprimento e lo scopo delle rivolte in Libia. Potrebbe ora accadere che queste navi si avvicinino alla libia per “aiutare” qualcuno,
per dar man forte alla realizzazione di un progetto?
Vi ricordate quando scrissi del concetto politico religioso espresso da damasco che si rifaceva all'Iran (come elemento da imitare e seguire a livello piolitico/sociale), proprio all'inizio di queste recrudescenze in medio oriente, spero di sbagliare ma il disegno sembra prendere forma.
L?islam ed i suoi poteri forti hanno un programma non si sa quanto specifico e con che obbiettivo, sta di fatto che sembrerebbe inizialmente portare a rivolte nella zona araba antistante il mediterraneo per portare al potere esponenti a di forte rappresentanza islamica, se notate fino ad oggi a saltare sono stati quei governi poco filo islamici (inteso come concetto estremista)
Questo progetto porterebbe sicuramente a conseguenze pesanti legate a:
- petrolio ed innalzamento dei costi
- modifica dei patti di camp devid
- Un rafforzamento politico economico del potere islamico a livello internazionale
- L'impoverimento ulteriore di determinate zona e la ripresa della crisi economica.
Questi sono solo alcuni aspetti di un progetto che assomiglia molto alla guerra del saladino, la prima fece milioni di morti in Europa con spade e lance questa forse potrebbe fare meno morti ma altrettanti danni economici e sociali
In tutto questo la bell'Europa sta a guardare, tanto L'Europa è un utopia politica che ha il solo intento di garantire a certi baroni soldi e vantaggi alla faccia di noi tutti.
La guerra sta iniziando e se qualcuno non interviene ben presto ci troveremo ad affrontare una realtà alquanto pesante. 
Intervenire negli interessi privati di un paese non è sempre corretto a patto che non vi siano condizioni sociali disumane ed a pagarne le conseguenze sia la povera gente, ma intervenire laddove sia chiaro un progetto ed un programma che miri a destabilizzare una ampia area per dare potere a realtà chiaramente in contrasto con l'equilibrio economico-politico di un area ben più ampia, con i diritti ed il rispetto della gente (perché l'islam radicale è questo) allora intervenire è necessario per prevenire situazioni molto più gravi e ancor più di difficile risoluzione.
Vi ricordo inoltre che moltissime di quelle persone isalmica-chic (overo fondamentalisti islamici) li abbiamo in casa, magari senza barba ma sono qui pronti al amrtirio ed alla guerra santa.
Ora fate voi i vostri conti e iniziate a preoccuparvi.
concludo con una frase della compianta fallaci che da sempre è stata considerata cassandra, ma che da sempre ha ragione ed i fatti lo dimostrano.

"L'Europa non è più l'Europa; è diventata l'«Eurabia», una colonia dell'islam, nella quale l'invasione islamica non procede soltanto in senso fisico ma penetra anche nelle menti e nella cultura. Il servilismo nei confronti degli invasori ha avvelenato la democrazia, con ovvie conseguenze per la libertà di pensiero e per lo stesso concetto di libertà"
(Oriana Fallaci, «Profeta del declino», intervista a Tunku Varadarajan, in «Wall Street Journal», 23.6.2005, trad. it. in «Il Foglio», 24.6.2005).

14/02/11

Egitto.. e il progetto dei Fratelli musulmani, alla faccia della libertà e della democrazia..

http://www.ilgiornale.it/esteri/lintervento_guai_chi_sottovaluta_pericolo_fondamentalismo/04-02-2011/articolo-id=503726-page=0-comments=1
questo è l'articolo ripreso dal link.
Per chi pensa che Iin Egitto tutto non fosse programmato con uno specifico obiettivo.. Dare potere e forza ad un regime ISlamico e noi tutti a guardare..


Molto spesso, davanti alle manifestazioni di piazza che in questi giorni infiammano il Cairo, sale una strana sensazione. Contemporaneamente alla riflessione, costante e preoccupata, sul futuro egiziano, spontaneamente, ci si rivolge alla memoria passata e rivedo i prodromi di quello che è già successo in Iran e in Afghanistan. Si, perché non posso fare a meno di osservare, con spirito fortemente negativo, l’atteggiamento della Clinton e di Obama rispetto alle vicende egiziane.
L’interesse obamiano per il futuro dell'Egitto è ossessivo, costante, quasi morboso. Ma tardivo, evidentemente, visto che le riforme e la democrazia sono attese da decenni e non da oggi. È singolare come l'amministrazione americana sia però straordinariamente attenta alla voce di chi vuol rovesciare Mubarak con la forza della piazza e invece colpevolmente sorda verso chi teme l'ascesa dei Fratelli Musulmani. Nessuno ha sostenuto Mubarak nel momento più difficile, per lui e per il paese. L'analogia con l'Iran e l'Afghanistan è evidente, soprattutto quando si pensi ai mujaheddin utilizzati per cacciare i sovietici e poi abbandonati ad un drammatico destino contro i talebani, piuttosto che alle manifestazioni contro Ahmadinejad represse nel sangue. Risiede proprio in questo squilibrio fra le voci in campo il rischio più grave che corrono l'Egitto e tutto il quadrante mediorientale: spianare la strada al fondamentalismo, di cui i Fratelli Musulmani sono la più fervida espressione moderna.
Ciò cui stiamo assistendo, si badi bene, non è solo un fenomeno a macchia di leopardo, ma qualcosa di più serio e pericoloso. Ormai è evidente che trattasi di una rivoluzione «forzata», «manovrata dall'esterno» e non naturale e di carattere culturale come in Tunisia. I Fratelli Musulmani non hanno interesse alla Presidenza dell'Egitto, ma al cuore del Paese, al Parlamento, con tutta la sua forza creatrice. Vogliono agguantare la capacità di modificare tutto senza stare davanti ai riflettori, così da eroderne le radici con maggiore tranquillità.
E poi El Baradei. Come può, un uomo che manca dalla sua terra da oltre venticinque anni, pensare di tornare e mettersi a capo di una piazza che vuole destituire Mubarak? Più è evidente la sua debolezza politica, più si materializza il suo accordo con i Fratelli Musulmani. Un accordo che sa di pericolo anche solo a parlarne sottovoce.
Gli americani non hanno mai nemmeno guardato alla classe dirigente interna, ad esempio alla figura di Tarek Heggy e altri, che hanno sempre lavorato contro il fondamentalismo islamico e per la crescita dell'Egitto. Heggy da tempo denuncia il fatto che in Egitto non si può avere stabilità senza la partecipazione del 65% della popolazione (donne e copti)e che il Paese debba voltare pagina, ma che non può farlo con un Islam dogmaticamente regressivo e xenofobo contro i valori del progresso.
I Fratelli Musulmani, che incarnano questi due principi nefasti, non possono garantire al Paese un avvenire democratico, improntato alla crescita e allo sviluppo e occorre combattere con tutte le forze possibili per strappar loro di mano la possibilità di utilizzare l'Egitto come base per la conquista fondamentalista del quadrante mediorientale.

03/02/11

Magistrati, politica, giustizia, giustizialismo.. riflessione




Non ho intenti politici con questa riflessione, è semplicemente un pensiero soggettivo basato su alcune situazioni paradossali e di ivasione tra politica e giustizia.
La posizione della magistratura è chiara, la magistratura o meglio parte di questa ha cambiato lavoro, non si occupano più di giustizia ma di politica. Situazione pericolosa e da evitare poiché la politica della magistratura rischia di portare alla situazione francese della terreur del periodo della rivoluzione francese. Una giustizia dove chi accusa è avvantaggiato su chi si difende, dove elementi di indagine spesso si confondono con elementi d'accusa.
Io sono libero e tale voglio rimanere mi intercetti? Ti tieni i dati per te, se mi intercetti non lo fai per usarlo come prova ma come elemento d'indagine. Anche perché troppo spesso certe frasi possono essere interpretate ed addomesticate. Il sistema anglosassone insegna, se mi accusi tu provi l'accusa se vuoi farmi condannare non mi accusi e io devo dimostrare di essere innocente altrimenti vengo condannato, anche qui il sistema anglosassone insegna, serve parità, rispetto, certezze e onestà.
Fare giustizia non deve essere un obbligo (altrimenti si rischi di cadere nel giustizialismo) fare giustizia significa essere coerenti, distaccati, rispettare e far applicare le leggi, non interpretarle perché se le interpreti (cose che i giudici fanno quotidianamente), e non lo fai con piena coscienza ed obbiettività, valutando la contingenza degli elementi e la posizione dei soggetti, allora la tua interpretazione è un errore e se sbagli è giusto che paghi.
Fare giustizia dicevo non è un obbligo è un impegno è un dovere sociale verso la gente verso il sistema la giustizia siamo obbiettivi quella assoluta non ci sarà mai, ma almeno dateci una giustizia corretta, obbiettiva, in tempi ragionevoli e con pene certe, ma per fare questo serve il massimo impegno servono tutte le energie certa.
La giustizia così come la politica sono due realtà distinte e come tali devono rimanere, ma sono entrambi al servizio della gente e non al contrario come sembra si voglia fare.
Chi fa giustizia o politica non può esternarsi da questi concetti così come non può pretendere di mischiare le due funzioni.
Questa situazione è ormai avversa anche ad alcune alte cariche, come il procuratore generale della Corte di cassazione, Vitaliano Esposito che nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario del 2010 afferma «Non sono più tollerabili», «Contrasti non più tollerabili tra foro e magistratura e tra magistratura e classe politica», citando anche il presidente della Repubblica e sottolineando che «è necessario che si fermi la spirale delle tensioni non solo tra le parti politiche ma anche tra le istituzioni»
concludo con un chiarimento ovvero, quanto scritto non lede la mia convinzione ed il mio essere sostenitore dell'autonomia dell'ordine giurisdizionale ('potere passivo'), fondamento dello Stato di diritto liberal-democratico.

01/02/11

L'islam e la nuova guerra santa.. chi sarà il prossimo?



In questi giorni mi sono tornate in mente frasi di oriana Fallaci:

"L'Europa non è più l'Europa; è diventata l'«Eurabia», una colonia dell'islam, nella quale l'invasione islamica non procede soltanto in senso fisico ma penetra anche nelle menti e nella cultura. Il servilismo nei confronti degli invasori ha avvelenato la democrazia, con ovvie conseguenze per la libertà di pensiero e per lo stesso concetto di libertà"
(Oriana Fallaci, «Profeta del declino», intervista a Tunku Varadarajan, in «Wall Street Journal», 23.6.2005, trad. it. in «Il Foglio», 24.6.2005).

"tre punti che considero cruciali
Punto numero uno. [...] l'immigrazione [...] il Cavallo di Troia che ha penetrato l'Occidente e trasformato l'Europa in ciò che chiamo Eurabia. [...].
Punto numero due. Non credo nella fandonia del cosiddetto pluriculturalismo. [...] E ancor meno credo nella falsità chiamata Integrazione. [...] gli immigrati mussulmani materializzano così bene l'avvertimento che nel 1974 ci rivolse all'ONU il loro leader algerino Boumedienne. «Presto irromperemo nell'emisfero Nord. E non vi irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori coi nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria. [...].
Punto numero tre. Soprattutto non credo alla frode dell'Islam Moderato. [...] E continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere»"
(Oriana Fallaci, Discorso in occasione della consegna dell'Annie Taylor Award, «Un tuffo sulle cascate del Niagara», in «Il Foglio», 3.12.2005)

"Sì, io odio i Bin Laden. Odio gli Zarkawi. Odio i kamikaze e le bestie che ci tagliano la testa e ci fanno saltare in aria e martirizzano le loro donne. Odio i bastardi che insozzano le facciate delle chiese. Odio gli Ward Churchill, i Noam Chomsky, i Louis Farrakhan, i Michael Moore, i complici i collaborazionisti, i traditori, che ci vendono al nemico"
(Oriana Fallaci, Discorso in occasione della consegna dell'Annie Taylor Award, «Un tuffo sulle cascate del Niagara», in «Il Foglio», 3.12.2005).

Prima l'Algeria ora L' Egitto, L'islam avvia un progetto di riconquista?
L'Egitto è stato l'ultimo paese, in ordine cronologico, sconvolto da una rivolta interna, ma per quali cause? Si dice perchè Mubarak non è più ben voluto dal Popolo. Sicuramente la politica filo occidentale, ma sopratutto di apertura verso Israele porta consensi al presidente poiché avversa alle idee di molta parte dei musulmani presenti in Egitto. Mubarak inoltre si affianca Omar Suleiman, spietato repressore di estremisti islamici (in un paese dove l'islam rappresenta l'80% della religione). Inoltre le acuse che provengono dalle opposizioni e dai manifestanti accusano Mubarak viene accusato fin dalla sua ascesa al potere di non aver mai indetto elezioni se non nel 2005, elezioni ritenute farsa in quanto avrebbero estromesso importanti rappresentanti dell'Islam, i Fratelli Mussulmani (o Ikhwan), gruppo estremista che ha come obiettivo il ritorno all’Islam più tradizionale ai mezzi politici moderni. Per questo, quando si parla di loro, si utilizza spesso il termine “Islam politico” I Fratelli Musulmani godono di un ampissimo sostegno popolare e in molti sono convinti che in caso di libere elezioni sarebbero loro ad avere la meglio sulla scena politica egiziana. A sostenere queste tesi è Mohamed el Baradei, personaggio di spicco della politica Egiziana (anche e sopratutto a livello estero). Il sig Mohamed el Baradei, che fin dall'inizio si schiera con i manifestanti difendendo questi principi.
Il rischio di un Egitto condizionato dall'Islam a livello politico esiste. Oggi come a Teheran nel '79  una rivolta popolare sta mettendo in crisi un regime fino a poco tempo fa considerato solido. Oggi come allora le potenze occidentali non sembrano avere reali possibilità di prestare soccorso al loro impopolare alleato. Se un regime islamista riuscisse ad imporsi in Egitto, le conseguenze per la regione sarebbero inimmaginabili. L'Egitto “dei Fratelli Musulmani” interromperebbe probabilmente i rapporti con Israele e Stati Uniti arrivando a mettere in discussione la validità degli accordi di Camp David
Altro elemento che fa propender per una matrice Islamica dietro a queste rivolte è la voce di Damasco (una delle più accese oppositrici di Israele e dell'occidente, USA in primis). In un intervista del 31/01/2011 Il afferma
Il Nordafrica è come un ristagno d'acqua: ha prodotto inquinamento e microbi. La rabbia di oggi è frutto della disperazione, perciò ora dobbiamo accelerare le riforme. Damasco ha in mente il modello Turchia.
La Turchia, si quel paese democratico Islamico che pochi giorni fa per mezzo del suo vice ministro afferma che L'europa è troppo cristiana. Troppo Cristiana perchè in un'epoca di immigrazione islamica martellante e di violenze ai danni dei credenti occidentali in Europa non ci sono abbastanza kamikaze? Non si fa la guerra santa?
Questo signore o meglio questi Signori sanno che L'Europa nasce da radici Cristiane, nonostante qualche vecchio babbione ed incapace (ci mettiamo pure fini) non abbia voluto affermarlo sulla carta costituzionale Europea.
Sembra quasi che l'Islam in questo periodo si prepari ad una nuova guerra sante un modello come quello del Saladini, in forma moderna ma con gli stessi ideali eliminare l'infedele.
In tutto questo la Chiesa tace, o meglio i suoi esponenti tacciono colpiti forse da paure o magari da cali di fede? Ma come i musulmani si fanno scoppiare utilizzano la shaid per fare proselitismo e loro non hanno il coraggio di difendere la loro (nostra Fede) Nel passato anche i Cristiano hanno avuto martiri (concetto ben diverso dal martirio islamico) che hanno testimoniato e professato il loro credo dinnanzi agli altri soffrendo. Adesso invece nulla il silenzio.
Chi avrà il coraggio di difendere chi non è Islamico, chi ha altre idee altri concetti, se non lo fa per primo La chiesa? Dove andremo a finire. Nemmeno gli Usa hanno più il coraggio di prendere certe posizioni
In tutto questo mi domando, dopo Algeria, Egitto, senza dimenticare Sudan, Mauritania (dove se fai prroselitismo cristiano in pubblico vieni messo in carcere e torturato) ed altre aree dell'Africa chi sarà il prossimo? Faccio un nome.. Nigeria? O magari qualche paese più vicino a noi?!!

Alcune definizioni:
shaid per loro equivale a martire, il concetto è simile ma l'interpretazione ed il metodo sono ben diversi, martire e colui che testimonia la propria fede davanti al potere e lo fa con la non violenza subendo atrocità. Shaid significa martirizzarsi in nome della guerra santa contro l'infedele, E' martire anche chi muore involotariamente nel dimostrare, anche violentemente, la propria fede: è definito Shahid al-mazlum.
Lo Shahid è colui che per antonomasia porta avanti il jihad, la cosiddetta guerra santa musulmana. uccidendone quanti più possibile.. C'è o no una leggera differenza? Eppure molti pecoroni politici affermano che L'islam è una religione come le altre che loro rispettano quanto e come noi.. Si vero e se guardate fuori ora vedrete un asino che vola.